Fonte: Puglia calling |
Quando la cultura del cibo si fonde con la cultura di fare business, il risultato è davvero prelibato: nascono i “social eating network”. Si tratta di una evoluzione dei conosciutissimi servizi, e startup, Couchsurfing e Airbnb: in questo caso però non si mette a disposizione il divano di casa o una stanza, ma una cena. Si condividono così passioni e sapori, si socializza e si ricavano anche dei piccoli guadagni.
Negli ultimi mesi, il modello del social eating è fiorito nel bel paese. D’altronde quale terra è più fertile della nostra Italia, il paese dove il cibo e la convivialità hanno sempre fatto da padrone?
Uno dei primi esperimenti italiani di social eating è Gnammo. Li abbiamo già incontrati a febbraio 2012 al Brainstorming Lounge e ora, incuriositi dai loro progressi, siamo tornati a curiosare. L’idea alla base del servizio è semplice: creare eventi per poter condividere delle esperienze culinarie nella propria città a casa di sconosciuti! In tal modo si mangia, si sperimenta una cucina diversa e ci si siede a tavola con degli estranei per socializzare.
L’idea, mi spiega Gian Luca Ranno fondatore di Gnammo, nasce una sera proprio attorno ad una tavolata imbandita. Lui da quella sera ha cambiato mestiere, da disegnatore con la passione per la cucina, è diventato uno startupper.
Inizialmente il progetto è nato a Torino, Gian Luca e un suo caro amico si sono messi all’opera per sviluppare la piattaforma; poi si sono uniti con un team di Bari che stava lavorando su un concept di servizio molto simile a quello ideato da Gian Luca, ed è nato Gnammo. Il lancio è avvenuto a Bari e Torino, a febbraio dell’anno scorso, quindi a Milano, dove si è innescato un vero e proprio meccanismo virale. Ora Gnammo è presente in più di venti città e in circa tredici regioni.
Con Gnammo si mangia, si cucina e ci si conosce. Sul social network gli utenti possono essere “cuochi” o “Gnammer”, i primi preparano l’evento, ne definiscono il prezzo e guadagnano dalla cena, gli altri sperimentano la cucina, degustano e socializzano.
Il modello di business del servizio consiste nel trattenere una percentuale su ogni evento organizzato, circa il 10% ma Gnammo sta puntando soprattutto agli sponsor. Il primo importante sponsor che si è messo in gioco con Gnammer è Barilla, marchio di eccellenza nel nostro paese. L’azienda mette a disposizione dei prodotti per l’organizzazione di una cena, in tal modo pubblicizza i propri prodotti entrando in contatto diretto con gli utenti finali. Gian Luca mi anticipa che questo è solo il primo contratto, l’idea è di continuare a investire in questa direzione.
Il trend dei social eating sembra molto positivo ed i numeri di Gnammo fanno ben sperare, in fondo mangiare è una delle nostre passioni. Quindi non ci resta che provare, gnammer o cuochi? A voi la scelta.
Azzurra Meoli, Bologna
Azzurra Meoli è un ingegnere gestionale e dottorando in Management presso l’università di Bologna. Ama l’imprenditorialità e la scrittura.