L’idea non sempre conta. Ci sono idee imprenditoriali che sembrano interessanti. A volte però non è il momento giusto per svilupparle o ci si trova in un luogo poco adatto a renderle un progetto vincente. Una tecnologia, per esempio, non sempre giunge sul mercato con l’applicazione giusta; può anche arrivare troppo presto, quando i potenziali utilizzatori non sono pronti, o troppo tardi, quando la competizione è eccessiva.
Ecco perché in un progetto imprenditoriale il tempo è tutto. Arrivare al momento giusto può fare la differenza tra successo e insuccesso, o meglio, può generare un vantaggio non da poco. Lo hanno imparato sulla propria pelle Francesco Giartosio, Giorgio Ugozzoli, Enrico di Oto e Simona de Cesaris, quattro imprenditori di età ed estrazione differente, che si sono confrontati con Federico Tonelli, investitore al Brainstorming Lounge.
In Silicon Valley la svolta
Quella di Simona de Cesaris è una storia di cambiamento: da un’idea imprenditoriale nata per “valorizzare” la sua ricerca a una startup nata per rispondere a una “necessità” non risolta (quindi partendo da un’opportunità di mercato). L’idea iniziale di Simona era di arrivare a realizzare una tecnologia per rilevare il “rumore” fatto dai parassiti e colpire con pesticidi solo le zone infestate del raccolto. L’intuizione nata nei laboratori universitari, ha trovato un’applicazione in agrotech che applica la tecnologia più innovativa (robotica, biotecnologie, energie pulite) all’agricoltura.Fenomeno ancora irrisorio in Italia (appena 20 le realtà individuate), negli Stati Uniti le agritech startup agritech sono circa 350 e nel 2015 hanno ricevuto finanziamenti per 4,6 miliardi di dollari . Lo sviluppo tecnologico abbinato alla produzione agricola sta facendo passi da gigante, attirando intorno alla cosiddetta agricoltura di precisione investimenti ed esposizione mediatica crescenti.
Il viaggio in California lo scorso luglio è stato per Simona una vera e propria rivoluzione. Ha partecipato con altri imprenditori al Silicon Valley TVLP, Technology Venture Launch Program, organizzato a Menlo Park con l’obiettivo di acquisire il modo di pensare e di fare tipico della Silicon Valley attraverso un programma intensivo di lezioni, laboratori e incontri con investitori e imprenditori locali. «Temevo che il progetto non avrebbe soddisfatto le aspettative mie e della mia socia. È stato il colloquio diretto Steven Goldberg, investitore del famoso fondo Venrock e mentor del programma TVLP, a farmi cambiare idea» ha raccontato la giovane imprenditrice. Dalla Silicon Valley, quindi, la rinuncia che non ha il sapore della sconfitta: «tutt’altro – ha precisato Simona – qui ho capito il vero significato di una sconfitta, che ti dà la forza di rimetterti in pista con un nuovo progetto, con nuovi sogni e con nuovi partner, in un settore ancora più stimolante di quello di prima».
Volare alto, quasi per caso
Anche i droni di Giorgio Ugozzoli trovano applicazioni in agricoltura. Il tema dei droni autonomi è molto interessante ed è questa la direzione verso cui stanno andando gli sforzi di innovazione del settore. Tuttavia gli ostacoli verso la realizzazione di questi sistemi a oggi sono più di carattere normativo che tecnologico. Giorgio, durante il meeting bolognese, ha parlato dei sui inizi come giocatore professionista di basket, in Argentina, e come consulente in aziende di diversi settori, tra i quali le telecomunicazioni. Una carriera di oltre trent’anni passati a generare innovazioni «quasi sempre per caso, seguendo le mie passioni» come ha spiegato.I sui droni sono nati quando ancora il termine non era familiare a molti. Il compito della sua azienda, AeroDron, è anticipare i tempi: lavorare a una tecnologia ora che il mercato non è ancora maturo dal punto di vista normativo e soprattutto non sono note le applicazioni che porteranno i droni nella vita di tutti i giorni. «Immaginate se tutti volessero la consegna della pizza con i droni come diventerebbe il cielo sopra le nostre città».
Il drone di AeroDron è una macchina leggera che come tale riesce a non rientrare nei limiti imposti dalle norme di sicurezza vigenti così da poter volare dove tanti altri non possono.
La testardaggine
Altra storia di decisioni e di testardaggine è quella di Francesco Giartosio. Imprenditore seriale approda un po’ di anni fa alla tecnologia dei “glasses”. Lo fa un attimo prima che colosso di Mountain View realizzasse Google Glasses, un prodotto che, dopo una partenza entusiasmante, è stato messo da parte circa tre anni fa a causa di una reazione negativa del mercato in termini di invasione di privacy per via della telecamera in dotazione. Il progetto di Google scompare dal mercato (anche se si dice che sia portato avanti nei segretissimi laboratori Google X) mentre quello di Francesco continua: «abbiamo progettato una tecnologia che aggiunge le informazioni a occhiali comuni proiettandole sulla lente attraverso tecnologie ologrammatiche e, ora, nano particelle». Tanti anni di lavoro e caparbietà, ma è un successo.Quella di GlassUp è una della campagne di crowdfunding di maggior successo alla quale segue anche un equity crowfunding. «I miei manager hanno comprato le azioni della nostra azienda, contribuendo alla campagna, senza che fossi io a chiederlo» ha spiegato l’imprenditore. L’innovazione di GlassUp arriverà a metà 2017. Anche a lui il programma di TVLP.co in Silicon Valley ha lasciato un segno indelebile, soprattutto dopo la richiesta di Plug And Play, il grande incubatore di Sunnyvale, di presentare GlassUp ai sui investitori.
Competitività
«Quando ti trovi in Italia, magari nel laboratorio assieme ai colleghi, non pensi che la tua idea possa davvero avere successo. Poi arrivi in Silicon Valley e ti trovi a fare delle scelte e a validare il progetto in uno degli ambienti più competitivi al mondo. Ti cambia proprio il modo di interpretare il futuro». Prima della full immersion californiana non le avrebbe mai dette queste parole Enrico Di Oto, classe 1983, con laurea in biologia, specialistica in patologia clinica e PhD nel 2016. Enrico è vincitore della prima edizione del programma Unibo Launchpad con la sua invenzione, la “DoMo Genetics”. Di ritorno dal viaggio-studio americano ha dato slancio all’idea originale e ha costituito la nuova impresa ribrandizzata “Oncology and Cytogenetic Products”, con l’obiettivo di ridurre i costi e i tempi per la diagnostica in oncologia.Non perdere tempo
Italiane e piene di forza sono le parole dell’investitore di IAG, Federico Tonelli. Notaio nella vita quotidiana, è un appassionato di tecnologia e innovazione. Racconta di come timidamente si è avvicinato ai primi investimenti e di come oggi, dopo aver visto centinaia di progetti imprenditoriali, è in grado si esprimere pareri su tecnologie e fare previsioni di quali progetti avranno successo. Federico è stato anche mentore di Simona ed Enrico durante l’Unibo Launch Pad e cita diverse startup di successo di Bologna alle quali ha contribuito. «Il nostro territorio ha una profonda cultura imprenditoriale e ottime università. Dobbiamo contribuire alla sua crescita». Federico ricorda che l’Italia ha ingegneri qualificati e cita il caso di alcune startup che dalla Silicon Valley hanno deciso di avere personale tecnico in Italia come per esempio accade presso l’incubatore romano Luiss Enlabs con il caso di AdEspresso nata a Mountain View.Il tempo, visto dagli occhi di un investitore, sembra andare a una velocità diversa: «è importante non perdere tempo e dedicarsi tutti i giorni al progetto imprenditoriale per onorare sé stessi e chi ci ha creduto al punto di scommettere i propri capitali».
Paolo Tomassone e Bruno Iafelice
Articolo pubblicato per la prima volta su Startup Business