Avevano un'idea e l'hanno perseguita. Dopo la laurea e anni di ricerca, hanno creato una squadra,
brevettato il sistema e cominciato a lavorare. In Silicon Valley avranno ora la possibilità di perfezionare il progetto e trovare i canali giusti per lanciarsi sul mercato. Così saranno pronti a rivoluzionare il mondo.
Questa è la storia di Bettery, MindIT, Griffa e Newrosparks, i giovani talenti vincitori della seconda edizione del premio dell’Unibo Launch Pad, l’acceleratore dei dottorandi e ricercatori nato dalla collaborazione tra l’Università di Bologna e l’Istituto Italiano Imprenditorialità con il sostegno di aziende e fondazioni dell’Emilia-Romagna.
La cerimonia di consegna del premio si è svolta sabato 17 dicembre all’Opificio Golinelli di Bologna, davanti a una giuria di manager e professionisti del capitale di rischio che ha selezionato quattro dei sei team finalisti.
Primo selezionato è stato il team di Bettery costituito da tre chimici del Laboratorio di Elettrochimica dei materiali dell’Università di Bologna. Il loro brevetto Nessox è una batteria liquida di lunghissima durata e di ricarica rapida, che potrebbe dare al settore in piena ascesa dei veicoli elettrici l’elemento chiave: la ricarica quasi istantanea. Ad aspettarli dall’altra parte dell’oceano c’è il Silicon Valley TVLP - Technology Venture Launch Program, noto programma Californiano di tre settimane. Qui, attraverso l’aiuto di mentori, imprenditori e venture capitalist, i chimici di Battery avranno l’occasione per perfezionare il progetto e trovare la soluzione più ottimale per lanciare il proprio brevetto sul mercato.
Volerà in Silicon Valley anche MindIT, il progetto imprenditoriale ideato da un gruppo di ricercatori legati al team di ricerca artificiale della professoressa Michela Milano. Impegnati da anni nello sviluppo di sistemi che auto-apprendono, gli ingegneri di MindIT hanno messo a punto una tecnologia per la manutenzione predittiva e la pianificazione ottima degli interventi di manutenzione per le macchine automatiche. Il loro progetto mira a dare un contributo importante di innovazione a uno dei settori che trova in Emilia Romagna un centro di eccellenza mondiale con aziende come IMA e GD.
Ottimismo e coraggio non è mancato ai ricercatori di Scienze agrarie dell’Alma che hanno ideato Griffa, con l’obiettivo di “griffare gli alimenti” analizzando il DNA, marcatore incorruttibile, univoco e stabile lungo tutta la filiera produttiva. Con questo metodo, che sfrutta tecnologie di ultima generazione e un database proprietario, si punta a contrastare le frodi alimentari che causano gravi danni economici e d’immagine ai brandi e ingannano i consumatori. Mater che hanno ideato
«Tutti i finalisti della seconda edizione dell’Unibo Launch Pad hanno presentato progetti dall’alto contenuto innovativo – hanno spiegato gli organizzatori – la giuria ha faticato non poco ad individuare i migliori. In panchina sono rimasti progetti di materiali per la stampa 3D industriale e una tecnologia anti-age che porta nel settore dermo-estetico tecnologie sviluppate nei laboratori di meccanica avanzata».
Il progetto Unibo Launch Pad, arriva così a premiare i partecipanti della seconda edizione. Scelti tra centinaia di ricercatori dell’ateneo bolognese il Launch Pad contribuisce ad affermare in Italia che ricerca e imprenditorialità possono e devono andare a braccetto. E’ infatti dalla loro unione che nasce l’innovazione, cioè quel meccanismo che trasforma il frutto di una attività di ricerca scientifica in un prodotto o servizio che cambierà la vita di milioni di persone. A ricordarlo è il professore Simone Ferriani, coordinatore del progetto, citando non a caso Google, una delle aziende oggi più innovative che è nata da due dottorandi di Stanford spinti dal loro visionario professore a trasformare in impresa la loro ricerca. Se Larry Page e Sergey Brin non avessero incontrato il professor Terry Winograd, oggi molto probabilmente non esisterebbe Google, il cui dominio iniziale era google.stanford.edu, e il web sarebbe completamente diverso.
Così oggi assistiamo al secondo gruppo di ricercatori, nei quali grazie alla visionaria Università di Bologna, e stato “iniettato” il virus positivo della cultura imprenditoriale. Loro sono un po’ meno ricercatori e un po’ più imprenditori. Ci prepariamo alla terza edizione del progetto e nel frattempo, iniziamo a pensare che l’orizzonte dell’iniziativa debba diventare regionale coinvolgendo tutti gli atenei dell’Emilia Romagna per disegnare una nuova generazione di imprenditori. Scientificamente preparati, determinati ad avere successo e con la mente tra l’Italia e la Silicon Valley per prendere il meglio da ognuno di questi luoghi.
Paolo Tomassone