Mohan C., stimato scienziato indiano, e tra i massimi esponente della tecnologia Blockchain, ci spiega quale impatto potrà avere su diversi settori tra cui pagamenti e atti legali.
Un insieme di dati in continuo aumento, progettati per essere intrinsecamente resistenti alla manomissione. Così viene definito il Blockchain (in italiano letteralmente: catena di blocchi). Si tratta di una tecnologia nata per le transazioni in bitcoin, ma che è stata ispirazione per altre criptovalute e progetti di database distribuiti. In parole semplici, i blockchain permettono di garantire che un dato informatico, un quantitativo di bitcoin o piuttosto un documento, sia autentico.
Qualche settimana fa, alla sede di Texas Instruments a Sunnyvale in California, la IEEE society, nota in tutto il mondo come la più grande organizzazione di ingegneri dei sistemi elettronici, ha chiamato come speaker a un incontro sul blockchain, Mohan C., stimato scienziato indiano e Follower IBM (https://en.wikipedia.org/wiki/C._Mohan).
Mi è sembrato di rivivere la stessa atmosfera di otto anni prima. Era il 2009 ed ero nella sede della SUN Microsystem (dove oggi c’è Facebook essendo la SUN stata acquisita da Oracle e spostata in altra sede; ma questa è un’altra storia). Quella sera si parlava già di cloud computing mentre il resto del mondo a stento era riuscito a digerire la parola SAAS (Software as a service) e il suo significato. Non credo di sbagliarmi troppo in questa accommunanza. Come il cloud computing ha cambiato il modo di “funzionare” delle applicazioni per computer, così il blockchain cambierà il modo di “comunicare” tra queste applicazioni.
I blockchain sono pacchetti d’informazioni che uniscono criptazione e meccanismi di autenticazione, e che possono essere ospitati in un sistema distribuito di macchine. In altre parole il dato, ad esempio un documento di 3 pagine, è presente su diversi computer; il blockchain è quel meccanismo in grado di garantire che quelle copie siano tutte identiche e di definire chi può leggere o modificare il documento. È una sorta di democratizzazione delle informazioni: non di proprietà di tutti ma presenti ovunque. Non a caso si parla di open blockchain.
Cosa aspettarsi da questa tecnologia? È difficile predire il futuro. Tuttavia qualche considerazione si può fare, ascoltando le voci che corrono da questa parte dell’Oceano Pacifico.
“Uniformità” è una delle parole-chiave. Uniformità delle informazioni con una grande capacità di scambio. In futuro il maggiore impatto a cui assisteremo sarà sui contratti, e non a caso è questo il termine più usato nel talk di Mohan C.
Tra le applicazioni più promettenti ci sono i documenti di viaggio per merci e per persone (autorità aeroportuali, treni, dogane) – un settore che conosce bene l’italiana Binary System fondata da Roberto Toscani (www.binarysystem.eu). Banche, documenti di identità, contratti legali e atti notarili saranno al centro di questa dirompente innovazione. Più in generale rientrano tutti i documenti in cui c’è una entità che emette, un utilizzatore e diverse autorità che devono validare a vario titolo.
Un esempio classico è il bonifico bancario: cioè un documento che regola lo scambio di soldi tra due persone, in cui sono coinvolte almeno due banche (trasmittente e destinataria) e varie autorità che garantiscono l’autenticità dell’operazione. Il blockchain trasformerebbe questa transazione in un pacchetto di dati condivisibile in Internet così che ogni persona/organizzazione coinvolta potrebbe in ogni momento verificarne l’autenticità (se è un ente verificatore) o leggere/scrivere se è una delle persone/organizzazioni autorizzate a manipolare tale documento. Si tratta di una sorta di catena di scatole che girano su una specie di sushi bar e chi è seduto al tavolo del bar può, se ha la chiave giusta, aprire una delle scatole per leggere o modificare il suo contenuto.
Mentre Mohan C. mostra una slide piena di loghi, mi torna in mente l’analogia con il cloud computing. Come allora, oggi per i blockchain ci sono organizzazioni di grandi dimensioni (banche, assicurazioni o negozi come Walmart) che osservano da vicino questa innovazione per non rischiare di restare indietro. Nel frattempo, poiché la storia si ripete sempre, startup cercano il successo scommettendo su la nuova tecnologia così come Box (www.box.com), Zendesk o Gusto hanno scommesso sul cloud mentre i grandi di allora restavano a guardare.
Mentre il talk arriva a conclusione, mi vengono in mente imprese e progetti che ho conosciuto recentemente sulla conservazione sicura dei documenti, la dematerializzazione dei processi sanitari o la stesura di documenti legali in forme più o meno automatizzate. Se io fossi in loro, darei una occhiata ai blockchain.
Bruno Iafelice
Un insieme di dati in continuo aumento, progettati per essere intrinsecamente resistenti alla manomissione. Così viene definito il Blockchain (in italiano letteralmente: catena di blocchi). Si tratta di una tecnologia nata per le transazioni in bitcoin, ma che è stata ispirazione per altre criptovalute e progetti di database distribuiti. In parole semplici, i blockchain permettono di garantire che un dato informatico, un quantitativo di bitcoin o piuttosto un documento, sia autentico.
Qualche settimana fa, alla sede di Texas Instruments a Sunnyvale in California, la IEEE society, nota in tutto il mondo come la più grande organizzazione di ingegneri dei sistemi elettronici, ha chiamato come speaker a un incontro sul blockchain, Mohan C., stimato scienziato indiano e Follower IBM (https://en.wikipedia.org/wiki/C._Mohan).
Mi è sembrato di rivivere la stessa atmosfera di otto anni prima. Era il 2009 ed ero nella sede della SUN Microsystem (dove oggi c’è Facebook essendo la SUN stata acquisita da Oracle e spostata in altra sede; ma questa è un’altra storia). Quella sera si parlava già di cloud computing mentre il resto del mondo a stento era riuscito a digerire la parola SAAS (Software as a service) e il suo significato. Non credo di sbagliarmi troppo in questa accommunanza. Come il cloud computing ha cambiato il modo di “funzionare” delle applicazioni per computer, così il blockchain cambierà il modo di “comunicare” tra queste applicazioni.
Mohan C. durante il suo discorso sui Blockchain alla Texas Instruments, Sunnyvale, California
I blockchain sono pacchetti d’informazioni che uniscono criptazione e meccanismi di autenticazione, e che possono essere ospitati in un sistema distribuito di macchine. In altre parole il dato, ad esempio un documento di 3 pagine, è presente su diversi computer; il blockchain è quel meccanismo in grado di garantire che quelle copie siano tutte identiche e di definire chi può leggere o modificare il documento. È una sorta di democratizzazione delle informazioni: non di proprietà di tutti ma presenti ovunque. Non a caso si parla di open blockchain.
Cosa aspettarsi da questa tecnologia? È difficile predire il futuro. Tuttavia qualche considerazione si può fare, ascoltando le voci che corrono da questa parte dell’Oceano Pacifico.
“Uniformità” è una delle parole-chiave. Uniformità delle informazioni con una grande capacità di scambio. In futuro il maggiore impatto a cui assisteremo sarà sui contratti, e non a caso è questo il termine più usato nel talk di Mohan C.
Tra le applicazioni più promettenti ci sono i documenti di viaggio per merci e per persone (autorità aeroportuali, treni, dogane) – un settore che conosce bene l’italiana Binary System fondata da Roberto Toscani (www.binarysystem.eu). Banche, documenti di identità, contratti legali e atti notarili saranno al centro di questa dirompente innovazione. Più in generale rientrano tutti i documenti in cui c’è una entità che emette, un utilizzatore e diverse autorità che devono validare a vario titolo.
Un esempio classico è il bonifico bancario: cioè un documento che regola lo scambio di soldi tra due persone, in cui sono coinvolte almeno due banche (trasmittente e destinataria) e varie autorità che garantiscono l’autenticità dell’operazione. Il blockchain trasformerebbe questa transazione in un pacchetto di dati condivisibile in Internet così che ogni persona/organizzazione coinvolta potrebbe in ogni momento verificarne l’autenticità (se è un ente verificatore) o leggere/scrivere se è una delle persone/organizzazioni autorizzate a manipolare tale documento. Si tratta di una sorta di catena di scatole che girano su una specie di sushi bar e chi è seduto al tavolo del bar può, se ha la chiave giusta, aprire una delle scatole per leggere o modificare il suo contenuto.
Mentre Mohan C. mostra una slide piena di loghi, mi torna in mente l’analogia con il cloud computing. Come allora, oggi per i blockchain ci sono organizzazioni di grandi dimensioni (banche, assicurazioni o negozi come Walmart) che osservano da vicino questa innovazione per non rischiare di restare indietro. Nel frattempo, poiché la storia si ripete sempre, startup cercano il successo scommettendo su la nuova tecnologia così come Box (www.box.com), Zendesk o Gusto hanno scommesso sul cloud mentre i grandi di allora restavano a guardare.
Mentre il talk arriva a conclusione, mi vengono in mente imprese e progetti che ho conosciuto recentemente sulla conservazione sicura dei documenti, la dematerializzazione dei processi sanitari o la stesura di documenti legali in forme più o meno automatizzate. Se io fossi in loro, darei una occhiata ai blockchain.
Bruno Iafelice