Articoli su Tecnologia e Imprenditorialità grazie al TVLP Institute
Partecipa agli eventi B.Lounge | Eventi passati
.
Visualizzazione post con etichetta Automotive. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Automotive. Mostra tutti i post

L'auto che si guida da sola: la rivoluzione che cambia tutto, anche il lavoro

Le auto a guida automatica sono una realtà a Phoenix in Arizona rompendo barriere sociali e aprendo a nuovi e stili di vita. Una rivoluzione per tutti, in prima fila i 'millennials'.



Il traffico crea il traffico. Non è un gioco di parole. La teoria delle code, inventata nel 1909 dall'ingegnere danese Agner Krarup Erlang, ha trovato la sua massima applicazione nella comunicazione a pacchetto delle reti digitali. Ma non solo. È  alla base dei “Meter”, i semafori che regolano l’accesso alle autostrade americane. Un metodo semplice e geniale: ogni 5-10 secondi un'auto è autorizzata ad entrare nel traffico, riducendo la probabilità che si formino delle congestioni.

L’applicazione di questo principio con le auto a guida autonoma significherebbe 'estremo rigore' e poco traffico. È questo il futuro che ci aspetta e che è dietro l’angolo. Auto che prendono un passeggero, subito dopo aver lasciato quello precedente, e che in maniera ordinata entrano ed escono dal traffico sono già una realtà a Phoenix in Arizona dove da gennaio 2019 attraverso un'app si può avere un passaggio in auto con Waymo One, l'auto a guida automatica della sussidiaria di Google. Una rivoluzione per chi non poteva guidare un'auto e che apre scenari di vita nuovi per tutti. Tempi di percorrenza certi. Niente necessità di trovare parcheggio. Viaggi lunghi, in auto, come già succede in aereo dove un film, un libro o un po’ di riposo permettono di affrontare anche 14 ore di volo.

Un futuro tecnologico in piena crescita. Infatti a Marzo 2020 Waymo per la prima volta ha raccolto fondi fuori di Google: ben 2,25 miliardi di dollari da vari investitori per espandere il servizio in Arizona. Waymo Via è la tecnologia sempre Google per la guida automatica di tir e grandi autoveicoli per il trasporto merci in sperimentazione in alcune aree della California.


Quella della auto a guida autonoma appare come una via già intrapresa dove il successo è solo una questione di tempo. I 'millennials', coloro che sono nati nel primo decennio del 2000, sono meno interessati a guidare e possedere un'auto delle generazioni precedenti. Il consumatore dell'industria automobilistica sta cambiando. Google ha lanciato il suo progetto "Waymo" nel 2009 con la missione di migliorare l'accesso del mondo alla mobilità, salvando migliaia di vite perse a causa di incidenti stradali. Una delle iniziative che Waymo ha creato è "Let's talk Self-Driving", che riunisce un insieme diversificato di comunità, persone e interessi con la convinzione condivisa che questa tecnologia completamente autonoma alimenta un grande potenziale per salvare vite umane, migliorare l'indipendenza e creare nuove opzioni di mobilità.

Le auto oggi passano la maggior parte del tempo ferme. Non è un buon uso. La sharing economy (economia collaborativa) – diventata famosa con Airbnb, Uber, Turo – darà del suo meglio nel settore automobilistico con l’avvento delle tecnologie per la guida autonoma.
Se facciamo una analogia gli smartphone, le auto a guida autonoma potrebbe creare applicazioni oggi inesistenti e non ancora pensare. Infatti come i telefoni iPhone e Android hanno fatto nascere startup e creato professioni nuove intorno al concetto di app e accesso in mobilità alle informazioni, così l'auto autonoma potrebbe essere la piattaforma su cui offrire nuovi servizi di intrattenimento, di mobilità, di logistica e chissà cos'altro.

Affianco ai vantaggi ci sono anche diverse sfide dietro l’angolo. Le prime sono quelle legali. Non tutti gli stati americani la pensano come l'Arizona. La California, dove numerose imprese stanno lavorando in Silicon Valley agli “autonomous driving vehicle”, la DMV – la locale motorizzazione – non consente ancora la presenza su strada di veicoli senza il conducente. I distributori di carburante (tutti senza personale – in self-service, negli USA) dovranno trovare il modo di rifornire i veicoli poiché non ci sarà un conducente che possa estrarre la pistola e fare il pieno. Nuovi posti di lavoro potrebbero nascere e generare una inversione nel modello delle stazioni di benzina.

Uber (recentemente al centro di cause legali avviate dai conducenti – che vogliono esser riconosciuti come lavoratori dipendenti, invece di autonomi) è tra le imprese che maggiormente stanno investendo sui veicoli a guida autonoma preparando un cambiamento senza eguali nel mondo di taxi e auto con conducente. I timori per la contrazione di posti di lavoro si oppongono ai vantaggi sociali creati da queste tecnologie che - ad esempio - consentirebbero a non vedenti e persone anziane di utilizzare autonomamente un'auto.
Imprenditori e imprese dovrebbero immaginare una ricollocazione della forza lavorativa per coprire le nuove necessità di prodotti e servizi aperte da questo mercato. 


L’Europa sarà in prima fila – dicono gli esperti della Silicon Valley – nell’acquisire queste tecnologie per la già ampia diffusione di mezzi di trasporto pubblico su gomma. L’impatto della nuova tecnologia coinvolgerà anche le case automobilistiche (meno veicoli per numero di abitanti e meno persone vorranno possedere un’auto), le assicurazioni (meno incidenti), meno manutenzione e più specializzata (i computer guideranno in maniera più ordinata riducendo logorii del motore e parti meccaniche, quindi la manutenzione sarà inferiore sulle parti in movimento ma più specializzata su sensori, azionamenti robotici, elettronica e software).

La ricerca sull'intelligenza artificiale ha fatto grandi progressi negli ultimi 10 anni. Tuttavia, ci sono ancora diversi problemi che devono essere superati e lavoro da fare in numerosi settori. Alcuni dei limiti sono piuttosto evidenti: la maggior parte di strade al mondo sono ben lontane da quelle dell'Arizona, simili in Italia poco più che solo alle autostrade, e caratterizzate spesso da carenze in segnaletica, manto stradale difforme e conformazione irregolare. C'è bisogno di interventi strutturali insieme a miliardi di ore di guida reale per accumulare dati e "insegnare" all'intelligenza artificiale un buon comportamento di guida in tutte le situazioni. General Motors, Toyota e Honda hanno dichiarato che avrebbero prodotto auto a guida autonoma entro il 2020, e questo era previsto anche da Tesla, ma stiamo ancora aspettando. Evidente che ci sono necessità ancora non risolte, quindi opportunità per imprese e lavoratori che vogliono cimentarsi nel settore.

Si tratta di una quantità enorme di cambiamenti all’orizzonte – si mormora che la tecnologia sarà stabile a breve, nel 2021. E' la rivoluzione di una delle industrie più grandi del mondo. La parola “novità” è spesso intesa come sinonimo di paura, ma non possiamo ignorare l’incredibile numero di opportunità imprenditoriali che si apriranno. A noi la scelta. Lottare contro il cambiamento, o anticiparlo, dominarlo e trarre vantaggio dall’inevitabile.


Bruno Iafelice

Startup fanno passi da gigante con le self driving car

Robotica, sistemi elettrici e intelligenza artificiale nei nuovi mezzi di trasporto: dal monopattino/scooter all'auto-volante le novità su cui startup e grandi imprese stanno lavorando.



Si chiama Liberty; ha tre ruote e un motore a benzina; può raggiungere la velocità massima su strada di 160 km/h; ma ha anche un rotore dispiegabile che lo trasforma in elicottero, con un'autonomia di 500 chilometri in volo.
Pop.Up next, invece, assomiglia a una telecabina con tre rotori e quattro ruote; la parte inferiore si stacca dalla superiore: la prima serve per viaggiare su strade asfaltate o ferrate, la seconda invece è per volare.

Fantasia da serie tv? Nemmeno per sogno. Questi reali prototipi. Il primo è un progetto dell'azienda olandese Pal-V. Il secondo è stato ideato da Audi e Airbus assieme a Italdesign e presentato per la prima volta al salone di Ginevra nel 2018 per dimostrare come le grandi case automobilistiche intendono l'innovazione negli spostamenti su medie e lunghe distanze.

La lista dei mezzi che tra qualche anno potrebbero cominciare a circolare lungo le nostre strade è lunga, a dimostrazione che le aziende - sia i grandi marchi che le startup - stanno lavorando sodo per indicare la linea delle nuove tendenze.

Renault, per esempio, ha ideato un minibus a sei posti a guida autonoma, chiamato EZ-GO, che potrebbe entrare in produzione entro pochi anni. Altrettanto originale è il Rinspeed Snap, già presentato al CES di Las Vegas: si tratta di un modulo abitativo (Pod), arredabile a piacimento, che può essere spostato grazie a una base dotata di ruote (una sorta di skateboard), eventualmente condivisibile fra più utenti.
Già pronto per essere guidato è lo scooter a quattro ruote dell'azienda ticinese Quadro Vehicles: il Qooder - in vendita a circa 11.000 euro e disponibile anche nella versione elettrica.



Numerosi i modelli di monopattino elettrico come quello a tre ruote City Skater della Volkswagen - pesa 12 kg, è pieghevole, raggiunge una velocità massima di 20 km/h e ha un'autonomia di 20 km -  e quello della americana Boosted Boards. L'azienda automobilistica tedesca sta però anche progettando lo Streetmate: una moto elettrica da pilotare in piedi, su una pedana, come un monopattino. Sempre in piedi sarà da condurre il Toyota i-Walk: mezzo elettrico a tre ruote, a passo variabile, è pensato per un impiego nelle aree pedonali. Dotato di intelligenza artificiale, in futuro potrebbe diventare un vero e proprio "amico" in grado di accompagnare il guidatore a fare la spesa, acquistando per lui oggetti visti in vetrina, grazie al commercio elettronico e alla sua connessione alla rete Internet.

Trasferendoci nel cuore della Motor Valley italiana, a Modena, dove sono nati i grandi marchi come Ferrari, Maserati e Pagani, si sta correndo per arrivare a testare a breve l'auto digitale. Grazie ad un accordo tra il Comune, le università di Modena-Reggio Emilia e Trento e Fca, è nata Automotive Smart Area (Masa), un quartiere-laboratorio nell’area nord della città che farà da incubatore per testare i mezzi del futuro.

Il primo passo è l'istituzione di un corso di laurea per formare laureati esperti di vetture ultraintelligenti, organizzato sul modello tedesco, direttamente presso le aziende. E' anche stata avviata la sperimentazione della connessione tra le vetture e l'autostrada: una dozzina di chilometri sull'A22 Modena-Brennero, sono stati attrezzati con sensori, antenne, appositi dispositivi e altri strumenti in grado di accompagnare e dare indicazioni a un'auto appositamente attrezzata a ricevere ed elaborare i messaggi.

A Modena, l'Automotive Smart Area è allestita con semafori intelligenti, segnaletica digitale, sensori a livello strada e una connessione veloce 5G, capace di elaborare rapidamente i dati comunicati dalle auto. Quindi, come ha spiegato il professor Francesco Leali, del dipartimento di Ingegneria dell’Unimore, i veicoli «dialogheranno con l’ambiente circostante, per arrivare ad azzerare gli incidenti e dare la massima sicurezza sia ai pedoni che ai conducenti».

Quello dell'auto è quindi uno dei settori in rapidissima crescita, dove negli anni sono state portate avanti piccole innovazioni incrementali. Oggi, sulle auto senza conducente e sulla tecnologia autonoma, si sono fatti passi da gigante. Come dimostrano alcune startup promettenti che attirano talenti, ricercatori, ingegneri, specializzati in particolare in visione computerizzata, intelligenza artificiale, robotica. Su queste startup, ovviamente, stanno puntando gli occhi gli investitori della Silicon Valley.


Paolo Tomassone*


*Articolo originale Mar 2018, aggiornato Feb 2020.

Fallimento e risalita della quotazione in borsa di Uber e Lyft: E' la fine della sharing economy?



La sharing economy ci ha abituato a dare valore a cose che spesso erano abbandonate. Sono nate opportunità per guadagni extra e a volte mestieri nuovi. Il settore più innovato è stato quello dei trasporti dove le startup di tutto il mondo stanno introducendo nuovi modelli di business e tecnologie: Uber e Lyft in prima fila seguiti da BlaBlaCar, FlixBus, e le più recenti startup di micro-mobilità (Lime, Skip, Bird, Scoot, etc.).

La quotazione in borsa di qualche mese fa di Lyft e Uber e il crollo dei loro titoli hanno generato interrogativi di investitori e esperti di tutto il mondo su quello che sarà il futuro della sharing economy. Ci si chiede cosa non ha funzionato a Wall Street e se siamo alla fine di un'era, quella della 'condivisione', che non vedrà mai la maturità dei mercati.

Tra i punti sollevati dagli esperti c'è un limitato 'vantaggio competitivo' di Uber, rimasto troppo simile al concorrente Lyft. In base a quanto riportato da MarketWatch puntare su acquisire la più grande quota di mercato non è abbastanza per Uber. Sia gli autisti sia i passeggeri hanno entrambe le app (Uber e Lyft) installate e nulla limita l'utilizzo di una invece dell'altra.

Secondo gli esperti di Wall Street interrogati dalla CNN Business tra le cause del tenue interesse da parte degli investitori c'è l'eccessiva rivalità tra le due società nel differenziarsi in una lotta dei prezzi al ribasso piuttosto che in altro. A giocare contro anche le eccessive valutazioni private delle due startup di San Francisco: ritenute troppo alte. A vincere l'interesse degli investitori, secondo la CNN, sono stati altri IPO, come quello della carne vegetale Beyond Meat (BYND), della piattaforma di video comunicazione Zoom Video Communications (ZM) o dei dispositivi medici  ShockWave Medical (SWAV).

Una settimana fa la buona notizia per gli investitori: il valore delle azioni di Uber finalmente supera il prezzo della quotazione in borsa. Secondo TechCrunch i mercati stanno apprezzando la capacità di Uber di diversificare, puntando a diventare leader nel settore della mobilità. Elicotteri, mezzi di trasporto merci, consegne a domicilio.
Un crescente numero di acquisizioni sta incrementando la posizione di Uber nel settore della micro-mobilità. Piccoli scooter (monopattini) elettrici di proprietà i cui interventi di manutenzione, sopratutto le ricariche, sono affidate a un sistema di sharing economy - chiunque installando può portare gli scooter a casa per ricaricare le batterie in cambio di un compenso. Già ad aprile 2018 Uber aveva acquisito JUMP Bikes per $200 milioni. Secondo TechCrunch di una settimana fa Uber sta considerando di acquisire Skip, il secondo provider di scooter elettrici di San Francisco.

A sentire la CNBC di qualche giorno fa sembra che anche il clima intorno a Lyft sta cambiando in meglio.

La mobilità è sicuramente uno dei settori che da sempre attira innovazione e da molto non veniva innovato. Fino a qui siamo tutti d'accordo. Resta da capire se le recenti vicende di Uber/Lyft sono il primo segno dei limiti dell'approccio 'sharing economy' nel creare un vantaggio competitivo di lungo termine.


Bruno Iafelice

Ferrari pensa alla supercar elettrica, ma Tesla l'ha già realizzata dal nulla



Ferrari lancerà alla fine del 2019 il suo suv. Lo ha riferito il ceo del Cavallino rampante, Sergio Marchionne, al salone di Detroit dove ha annunciato l'intenzione di costruire un'auto sportiva elettrica per fare concorrenza a Tesla. «Penso che se viene costruita una supercar elettrica, sarà Ferrari a farla per prima – ha detto –. Le persone sono stupite da quello che Tesla ha fatto con una super car. Non voglio sminuire ciò che ha fatto Elon, ma penso che sia fattibile da tutti».

Invidie a parte, Marchionne ha detto una sacrosanta verità: Elon Musk, ceo di Tesla Motors, ha realizzato qualcosa che tutti avrebbero potuto fare. Ma che nessuna casa automobilistica aveva mai osato fare. Lo ha fatto partendo dal nulla, dimostrando che ogni barriera può essere abbattuta, a bordo di un'auto elettrica o di un razzo. Il fatto è che lui l'ha realizzato prima di tutti.
Come è potuto succedere?

L'imprenditore sudafricano naturalizzato statunitense ci ha ormai abituati a non sorprenderci delle novità, anche quelle più bizzarre. È stato lui, assieme a un gruppo di altri soci, a fondare nel 1998 PayPal rivoluzionando il mondo dei servizi di pagamento digitale. Dopo aver creato nel 2002 la Space Exploration Technologies Corporation (SpaceX) – un'azienda aerospaziale nata con l'obiettivo di creare le tecnologie per ridurre i costi dell'accesso allo spazio e «permettere la colonizzazione di Marte» – Musk si è dedicato al nuovo progetto: la prima vettura sportiva elettrica dei tempi moderni.

Ha cominciato da zero, senza avere a disposizione industrie e centri di ricerca, senza avere il know how delle grandi case automobilistiche. E così nel 2008 è arrivata la prima Tesla Roadster. Quattro anni più tardi ha conquistato l’America e gli americani con la quattro porte Model S e dopo pochi mesi il suv Model X. Nel 2016 l'annuncio del Model 3, l'ultima scommessa di Tesla destinata ad un pubblico più vasto. Il prototipo, svelato all'inizio del 2016, è stato accolto con grande entusiasmo: circa 500.000 le prenotazioni.
A gennaio, durante un test per l'affidabilità, la Model 3 ha compiuto il tragitto New York - Los Angeles (4.600 chilometri) in 50 ore, 16 minuti e 32 secondi, battendo il record del viaggio più veloce attraverso gli Stati Uniti per un veicolo elettrico. Il costo complessivo della ricarica è stato di 100,95 dollari, una somma irrisoria anche nel paese dove la benzina costa meno dell’acqua.

Tesla Model 3 arrivata in questi giorni nel negozio di Palo Alto, California. [Ph. credit: Alex Guberman at E for Electric]

Mentre le altre aziende cominciano a muoversi nel campo delle auto elettriche, annunciando l'arrivo di nuovi modelli, Musk con la più economica delle sue vetture (circa 35.000 dollari per acquistarla) punta a trasformare la casa automobilistica di nicchia in un produttore di massa nel nascente mercato dei veicoli elettrici. I numeri sono ancora altalenanti: secondo le previsioni più recenti della compagnia, il tasso settimanale potrebbe raggiungere i 2.500 esemplari entro la fine di marzo e i 5.000 entro la fine di giugno. Ma che sia ormai l'auto più desiderata, almeno negli USA, è fuori discussione, basta notare l'assalto negli oltre cento showroom prima nella West Coast e nella Bay Area, poi nella East Coast.

Ma torniamo alla domanda iniziale: come mai la Tesla ha realizzato quello che tutti avevano sotto gli occhi ma che nessuno osava fare? È alquanto singolare che sia la casa automobilistica della Silicon Valley a lanciare “l’auto elettrica per tutti” bruciando in un paio di anni il vantaggio competitivo costruito da Ford in oltre 100 anni. Il vantaggio della Tesla è proprio nell’esser partita da zero. Non ha dovuto fare i conti con operai già addestrati, catene di montaggio già create o disegni di parti del motore da riutilizzare. Ha dovuto progettare tutto, dalla forma delle maniglie a quella degli specchietti (imposti dalla motorizzazione americana e che Elon voleva rimuovere poiché ritenuti anti estetici), al pianale.

Anche l’azienda stessa è stata progettata a “tabula rasa”. Nata in un garage, la Tesla ha formato il suo team un pezzo alla volta e ha trovato le risorse economiche in visionari venture capitalist. È stata una scommessa libera da vincoli di un mercato già esistente, di dipendenti già assunti, di una forza vendite già addestrata.

Musk ha fatto quello che fanno tutti gli imprenditori di startup. Ha individuato un mercato che non veniva innovato da 100 anni, si è accorto che era grande e ancora in buona parte da conquistare. Ha misurato una competizione abbastanza obsoleta e ha creato una “disruptive innovation”, cioè una innovazione distruttiva che ha cambiato tutte le regole del gioco.
La Testa è la prima auto elettrica pensata da zero e anche la prima azienda progettata da zero. È questo il suo vantaggio e il suo segreto.

Quella di Tesla è una lezione interessante del fare impresa. È una scommessa grande e vinta già da ora. Un caso di determinazione imprenditoriale. Basti vedere come il progetto fosse all’inizio in perdita e ricordare i commenti dei tantissimi che nel 2008 osservano con scetticismo il prototipo della Tesla Roadster scorrazzare per le strade di San Francisco e dicevano “è bella, ma non arriverà mai in produzione”. È un modello a cui si possono ispirare tanti innovatori e imprenditori di talento che, a metà del proprio percorso imprenditoriale, si chiedono se abbia senso andare avanti.

Ci sono tanti settori ancora da innovare. Magari dominati da grandi imprese, ma che attendono la prossima “disruptive innovation”. Pensa in grande! 


Paolo Tomassone

Nuova Tesla 3, ecco chi la costruisce: 5.000 operai e 500 robot che ballano in armonia



Il presidente di Tesla, Elon Musk, ha annunciato che la “Model 3” - l'auto elettrica più economica nella storia della casa californiana che verrà venduta a un prezzo base di 35 mila dollari - ha superato tutte le certificazioni per la produzione e la prima unità lascerà le catene di montaggio oggi, venerdì 7 luglio. Le consegne dei primi 30 esemplari scatteranno il 28 luglio. Una volta partita la produzione, Tesla punterà ad arrivare a 20.000 esemplari mensili per la fine dell'anno.

Jamis H. MacNiven, fondatore e gestore di Buck's, iconico ristorante a Woodside dove sono stati firmati alcuni dei contratti più importanti della Silicon Valley, ha raccontato la sua visita all'interno della fabbrica di Fremont in California, dove verrà prodotta quella che lo stesso Musk ha ribattezzato “SN1”, Serial Number 1. Una fabbrica «impressionate», espressione del «futuro che è già presente», dove i 5.000 operai e i 500 robot lavorano insieme, come se fossero dei ballerini.


«Suppongo che ci siano altre fabbriche imponenti come questa, ma non ne ho mai vista una simile prima d’ora - ha spiegato Jamis MacNiven -. Ci sono dalle 4 alle 5.000 persone che lavorano lì e oltre 500 robot stazionari: tutti interagiscono tra loro per costruire i due modelli in produzione». Qui in Silicon Valley i robot sono di casa e capita sempre più di frequente di incontrarli sulla propria strada: per sorvegliare i parcheggi di aziende private; per accogliere i clienti all’interno di negozi; all’ingresso di hotel e residence per accompagnare gli ospiti nelle stanze.

Uomo e robot possono interagire. I droni, per esempio, sono stati ideati per volare da soli telecomandati a distanza; esistono già startup che hanno realizzato prototipi di droni in grado di trasportare una persona. E i razzi? Sono nati per lanciare in orbita astronauti, ma stravaganti imprenditori hanno già pronto nel cassetto il progetto per realizzare speciali razzi-bus in grado di trasferire sui pianeti gruppi di turisti-spaziali. Vi rendete conto del traffico che ci sarà in cielo a breve?

Tesla è il futuro che s’incontra con il presente. Secondo il racconto di James, infatti, in catena di montaggio le mani degli operai s’intrecciano con i bracci meccanici senza opporsi tra loro, anzi in armonia, come i ballerini mentre danzano.

«Per trasferirci da un reparto all’altro della grande officina di Fremont abbiamo viaggiato su un tram. Quando sono uscite le prime auto, i cinque milioni di piedi quadrati dello stabilimento bastavano, ora che si lavora ininterrottamente e si punta a produrre fino a 500.000 auto all'anno, l’ampliamento della fabbrica è fondamentale e le proporzioni sono inimmaginabili».

Martin Eberhard e Marc Tarpenning con la prima tesla.
Ancora più sconvolgente, secondo Jamis MacNiven, è l’ordine e la pulizia all’interno della “casa” di Tesla: «nessun odore, niente polvere o macchie di grasso. Si potrebbe pure mangiare sul pavimento. Anzi, già ci mangiano, visto che la caffetteria è collocata proprio al centro della fabbrica, come una sorta di open space».

Il proprietario del ristorante Buck’s ha conosciuto personalmente, Martin Eberhard e Marc Tarpenning, due giovani ingegneri, che in un garage a Woodside, seguendo il loro sogno, hanno cominciato a pianificare la Tesla.

«Qui nella nostra città hanno fondato l'azienda, creato i prototipi e avuto i loro primi incontri con gli investitori facendo colazione da Buck's. Poi hanno cominciato la produzione delle auto a San Carlos, tra San Francisco e San Jose. All'inizio io li andavo a trovare col mio piccolo bus, prendevamo tutti i dipendenti e andavamo a bere qualcosa insieme». Ora l'azienda è veramente grande per il piccolo bus di Jamis.  «Elon Musk è arrivato dopo ma ha dato un eccezionale contributo portando con se investitori e sostenitori. Ha reso la Tesla un'azienda celebre e di successo. Ma tutto è iniziato da questi giovani ingegneri che avevano un sogno: quello di cambiare il mondo». E ci sono riusciti.

Questa è la versione italiana dell'articolo pubblicato su TVLP e da Jamis MacNiven.